Let's Go Pic!!!

Cap.20. (tesina scolastica)

 Utilizzo della Micro-GT mini per pilotare un cancello automatico

Autore Marco Visentini con la supervisione e introduzione del prof. Marco Gottardo as "ad.noctis"

5 SETTEMBRE 2011


Introduzione

Questo capitolo del tutorial apre un nuovo filone di impiego della Micro-GT mini. Saranno realizzate una serie di tesine scolastiche che rappresentano i passaggi obbligati durante le lezioni di automazione industriale negli ITIS e negli istituti professionali.

Qui presentiamo il classico cancello semiatomatico a scorrimento in cui sono state apportate alcune "semplificazioni" di meccanica e di bordo macchina al fine di rendere possibile la realizzazione da studenti privi o quasi di mezzi.

Mancano in prima luogo le coste pneumatiche e le rindondanze sulle fotocellule che sono qui realizzate a livello hobbistico con un unico fascio luminoso generato con un LED ad alta emissione percepito da una fotoresistenza (cosa utile in sede di esame per introdurre gli operazionali come comparatori).

Mancano i sistemi meccanici antiribaltamento dell'anta scorrevole e altre cose.

Il software e' ridotto all'essenziale, tuttavia questa tesina rimane un piccolo gioiello destinato a entrare nella bibbliografia classica e nelle fonti piu' gettonate di ispirazione per nuovi periti e diplomandi tecnici delle automazioni. 

Vengono ampiamente descritti gli allegati tecnici, le soluzioni di bordo macchina miniaturizzate "modellistiche", le normative da rispettare, l'elettronica con cui sono sviluppate le semplici interfacce che ovviamente potranno essere usate solo a livello didattico e mai sull'automazione reale.

Molti dei contenuti del presente articolo sono estrapolati dagli appunti e dalle lezioni di automazione industriale e di programmazione dei PLC da me tenuti presso vari istituti e presso il centro culturale ZIP (zona industriale di Padova).

Panoramiche importante vengono fatte sulle normative e direttive vigenti, argomenti che non possono mancare nello sviluppo di una trattazione accademica o solo scolastica.

Concludo l'introduzione con la preghiera ai giovani diplomandi e futuri tecnici di non abbassarsi alla mera copiatura dei contenuti di questa pubblicazione, ma di farla propria con rielaborazioni, modifiche hardware e software, aggiunte e migliorie. Questo che vogliamo dare e' solo una buona traccia su come affrontare questo tipo di automazioni, ma se un giorno vorrai essere un buon tecnico dovrai usare la farina del tuo sacco per quanto questa sia stata ottenuta con il grano di un'unica pianta originale. 

ing Gottardo Marco

Descrizione del sistema


Nella foto sottostante vediamo le struttura del nostro "automa", termine con cui intenderemo sistema elettromeccanico in grado di eseguire sequenze di istruzioni suddivise in queste tre principali categorie:

La scheda elettronica che vediamo sul tavolo e' il prototipo di un nuovo prodotto che sara' presentato in un prossimo articolo e non e' quella con cui si eseguira' l'automazione del cancello. E' entrata nella foto solo perche' dimentica sopra al tavolo. Verra' impiegata una Micro-GT mini con microcontrollore 16F876A.

Le parti del sistema sono:

Nel limite del possibile descriviamo queste parti, senza una troppo prolissa spiegazione che allungherebbe enormente l'articolo, in alcuni casi vi rimandiamo ai link in cui il gruppo G-Tronic ha gia' trattato l'argomento.

La Micro-Gt mini e' un sistema di controllo che contiene uno zoccolo a 28 pin tipo DIL (dual in line), che ospita in maniera interscambiabile 16F876A che 18F2550, ed altri che siano compatibili pin to pin.

Il pinout del microcontrollore e' impiegato in modalita' freeport, ovvero non e' optoisolato, quindi e' bene usarela in scopi didattici ma evitare di usarla in ambito industriale senza gli opportuni accorgimenti aggiuntivi.

Nella nostra applicazione useremo un quarzo a 4Mhz con i condensatori ceramici da 22pF, ma la scheda supporta (ed alche il processore) il quarzo da 20Mhz con i condensatori da 18pF.

Per questioni di risparmio potremmo montare nel PCB solo le parti utili alla nostra tesina, sia nella Micro-GT mini che nelle altre interfacce impiegate. ma se non ci spaventa spendere qualche euro in piu' potremmo montare anche il MAX232 che tramite il bootloader residente in un'area protetta dalle sovrascritture della memoria del PIC, ci permettera' di impiegarla esattamente come se fosse un PLC, ovvero eseguendo riscritture "al volo" del programma.

visita Micro-GT mini

In ogni caso i LED rossi saranno ridondanti (termine che in automazione significa duplicati) dato che la stessa informazione di comando sara' disponibile nel minishield, ovvero nell'interfaccia di potenza. Se non usate il metodo di programmazione ICSP non montate neppure il conettore a pin a 90 gradi, e neppure tutti gli stripline maschi dato che nelle piazzole salderemo direttamente i cavetti con cui andiamo/veniamo dalle interfacce e dal bordo macchina.

Fondamentale e' l'impiego delle resistenze di PULL-UP da 10K sugli ingressi per il pulsante, i due fine corsa, la fotocellula. Queste resistenze saranno montate in verticale sulle piazzole degli stripline con il secondo terminale sulla fila centrale conessa a Vcc (se vogliamo che fungano da pull-up come nel nostro caso) oppure con il secondo terminale sulla fila di piazzole piu' lontana dal PIC conessa a massa, (se vogliamo che fungana da pull-down).

E' buona norma, e giova fortemente alla stabilita' del sistema che i segnali di input alla Micro-Gt e ai sistemi a microprocessore/microcontrollore arrivino ai pin sempre tramite un PULL-UP.

Una buona regola e' che i pulsanti funzionino come  normal->1,  pressed->0, o che comunque abbiano le resistenze in pull-up.

La seconda parte essenziale e' il mini shield "power inverter" che permete di controllare la direzione di marcia ed eventualmente di correggere la velocita' di apertura agendo su un trimmer (o potenziometro), oppure tramite tramite il PWM generato via software.

Il power inverter in questione ha un grande vantaggio rispetto ai normali ponti H (didattici) a BJT perche' non ammette una configurazione distruttiva (non esiste la condizione di corto circuito tra i contatti) anche in caso di malfunzionamento dei rele'.

Anche in questo caso possiamo montare solo i componenti strettamente necessari all'applicazione, specialmente se non siamo interessati ad effettuare una correzzione in diminuzione della velocita' del motore.

La basetta e' questa:

Visita Micro-GT mini shield power PWM inverter

Dopo la presentazione di tutte le parti del sistema spieghero' cosa montare nei vari casi di funzionamento.

Il motore e' un molto comune e altrettanto valido motoriduttore prodotto dalla azienda micromotor. Esistono tantissime configurazioni di riduzione e tensione all'indotto selezionabili all'acquisto.

Se impiegate l'automa (il cancelletto) con una tesi svolta con PLC vi conviene comprarlo a 24V dc, se invece usate questa tecnica, ovvero i microcontrollori, potete ridurre anche a 12 Vdc cosi che i vari salti di tensione necessari per alimentare le parti elettroniche sono piu' contenuti e quindi meno stress termico sopratutto per i regolatori.

 

Motoriduttore e ricevitore fotocellula.

Visita il sito della Micromotor per verificare i prodotti utilizzalibili: -> clicca qui

Nell'immagine sottostante vediamo la tabella che riassume le combinazioni delle riduzioni meccaniche abbinate alle varie tensioni di indotto e velocità di rotazione a asse scarico e tensione nominale. E' riportata, nella quinta riga anche la velocità dell'asse quando alla tensione nominale viene applicato all'asse la coppia resistente nominale. 

L'accoppiamento meccanico del motoriduttore e' di tipo a pignone e cremagliera ed e' stato appositamente costruito per questa applicazione da un amico "del mestiere" nella sua attrezzata officina meccanica.

Il passo della cremagliera e' di 2mm e il pignone possiede 16 passi (denti), ne consegue che ogni rotazione completa della motoriduzione comporta  all'anta del cancello ha uno spostamento di 32mm.

Bisogna abbinare a questa informazione gli RPM (rotazioni al minuto) all'asse quando il motore ha l'indotto collegato alla tensione nominale sviluppando la coppia nominale.

Nella colonnina in finto marmo affianco al pignone si vede l'elemento fotoresistivo che rappresenta il ricevitore della fotocellula.

L'emettitore della fotocellula simulata e' semplicemente un diodi ad alta emissione il cui fascio di luce viene ulteriormente ristretto sfruttando la struttuta di cartone in cui e' inserito.

Lato trasmettirore della fotocellula simulata

La distanza tra l'emettitore e il ricevitore della "fotocellula" e' di 35cm e dimostra di funzionare molto bene.

Come si nota dalla foto questa risulta montata sul fine corsa "cancello chiuso" e subito dietro abbiamo la colonnina in finto marmo in cui e' istallato il pulsante rosso di apertura del cancello.

Risultati eccellenti si ottengono sostituendo questo LED con un normale puntatore laser facilmente reperibile nel mercato perchè spesso usato dagli insegnanti per indicare alla lavagna (come fa il prof Gottardo mentre gira per i banchi durante le spiegazioni).

I due elementi che compongono ricevitore e trasmettitore della fotocellula sono gestiti da questo circuito che e' semplicemente un amplificatore operazionale, privo di anello di retroazione (in catena aperta) che si comporta da comparatore.

 

Nel circuito, sviluppato su mille fori, distinguiamo un Amp.Op. uA741, il modello piu' vecchio e didattico che ci sia. Si tratta del primo prototipo sostituito subito dopo dal modello sviluppato in Fidocad progettato appositamento per questo scopo e presente sul sito personale di ad.noctis.

Analisi del circuito della fotocellula.

Si nota facilmente che non esiste alcun collegamento tra l'uscita (pin6 ) e uno dei due ingressi (pin3,2). In queste condizioni la teoria insegna che ci troviamo in catena aperta e quindi viene sfrutatto il guadagno massimo del dispositivo,teorivamente infinito, che portera' l'uscita in soli due possibili stati, La saturazione positiva(a meno delle cadute interne di 1,4v) oppure alla saturazione negativa maggiorata delle cadute interne o a zero volt se l'alimentazione e' singola e non duale (nostro caso).

A determinare quali dei due casi sara' presente in uscita sara' la logica di comparazione che esprimo in pseudo linguaggio come visto alle lezioni:

 

se V+ > V-  -> Vo=Vcc-1,4

se V-> V+ -> Vo=Vee+1,4 (oppure gnd in caso di alimentazione singola).

 

In pratica si e' realizzato un comparatore che compara (confronta) i due ingressi dando una sorta di "ragione" a quello che "vince" come livello di tensione.

Il morsetto di input che ha latensione piu' alta determina il segno della tensione di uscita ovvero lo stato dell'uscita se si alimenta in tensione singola.

Gli ingressi degli amplificatori operazionali presentano una impedenza talmente alta da poter affermare che sia infinita, quindi un eventuale partitore resistivo posto davanti ad esse si comporterebbe come "ideale" ovvero come se dal ramo centrale di prelievo della tensione non venisse estratta nessuna corrente.

La formula reale quindi coincide con quelle teorica del partitore di tensione resistiva.

Vo= (Vi*Rb)/(Ra+Rb)   dove con Ra e Rb indico le resistenze componenti il partitore e Vo la tensione ai morsetti di input interessati  e Vi la tensione di alimentazione del partitore stesso.

Sempre osservando lo schema ci si accorge che siamo in presenza di due partitori, uno fisso creato con la posizione cetrale del trimmer e uno composto da un elemento pressoche' stabile e un altro dipendente dala luce incidente esterna, ovvero la foto resistenza.

Gli elementi fotoresistivi come quelli qui impiegati hanno range di variazioni, buio/Luce espressi in Ohm molto ampi, posso scendere sotto i 100 ohm a partire da 20kohm o anche oltre. Nel caso si scegliesse di avere una regolazione piu' fine e anche un compensata e' possibile porre in paralleo alla fotoresistenza un valore ohmico fisso che rappresentera' il valore massimo a cui la coppia delle due potra' portarsi, rimane invariato il margine inferiore.

Una applicazione on/off come questa, e dato anche che siamo a livello ludico, non necessita ne di precisione ne di stabilita' dato che il punto di scatto della "fotocellula" puo' essere a meta' di un livello di tensione analogica anche piuttosto alta, senza timori di derive termiche, oscillazioni istabilita' ecc.  Ricordiamoci che questo modellino e' in pratica un giocattolo e non ha nulla  a che fare con le applicazioni dlle fotocellule in ambito industriale.

Da ricordare e' che un aumento della luce diretta incidente sul sensore comporta una riduzione del valore ohmico. 

    

Realizzazione delle fotocellule didattiche per modellismo.

Il Layout della fotocellula sovrapresentata, sviluppato a single layer con FidoCad durante le lezioni scolastiche è questo:

Come già spiegato durante l'analisi dello schema elettrico accetta tutte le tensioni di alimentazione con cui possiamo alimentare il circuito integrato ustao per la realizzazione tenendo presente che in uscita abbiamo una riduzione del valore di tensione di circa 1,4 volt. Per eseguire l'interfacciamto TTL è bene fissare l'uscita a 5V utilizzando almeno un TL7805con l'ingresso connesso alla pista indicata in rosa.

Si ricorda che se dovesse arrivare una tensione diversa dalla TTL al pin del PIC questo comporta la distruzione immediata del microcontrollore.

 La realizzazione è un passaggio quasi obbligato in ogni corso di elettronica e laboratorio elettronico, quindi mettiamo a disposizione il file FidoCad per le vostre riproduzioni domestiche.

download del file FidoCad 100*160mm (17 esemplari)

Dopo il processo di fotoincisione e corrosione con cloruro ferrico dovreste ottenere qualcosa di simile a questo, non uguale perchè nella versione finale abbiamo recuperato qualche millimetro di superficie così che ci stanno gli altri due esemplari posti in verticale che vedete nel layout sovrastante:

Prima versione del PCB (15 esemplari) fotoinciso e forato.

Tutti i fori sono stati eseguiti con la punta da trapano del diametro 1mm, ma se dovete mettere i morsetti a vite i tre fori corrispondenti sarebbe bene eseguirli con 1,25mm oppure 1,5mm.

I finecorsa sono contatti "puliti" che con la loro azione chiudono l'anello di controllo tra l'azione meccanica e l'azione elettronica.

Questa e' una definizione tipica della nostra metodologia didattica e si intende che il solo controllo automatico transita attraverso a movimenti meccanici mentre lo stato elettronico del bordo macchina (insieme immagine degli ingressi e delle uscite) rimane costante.

Se vogliamo abbinare mentalmente la situazione a un teorico automa a stati finiti, l'isieme immagine dell'I/O stabile, sarebbe rappresentato dalle isole tonde, mentre gli archi che rappresentano le transizioni di stato sono spesso abbinate al movimento delle catene cinamatiche, raccordi a cinghia o a cardano, ecc ecc. Da questo scaturisce la definizione appena data.

Nella sostanza i fine corsa, a volte detti micro interruttori, sono dei "pulsanti" in cui l'azione e' fornita dalla meccanica stessa e non da un operatore.

I pulsanti hanno un'azione tipicamente monostabile, ovvero una volta rilasciati ritornano autonomamente (grazie alle molle interne) nella situazione stabile non perturbata. questa definizione, ancora tipica del nostro metodo didattico, e' valida sia che il contatto sia normalemente chiuso che sia normalmente aperto.

E' di fondamentale importanza la nomenclatore "contatto in apertura" da sostituire alla obsoleta "normalemente chiuso" e contatto in chiusura da sostituire alla obsoleta "normalemente aperto", questo nell'ottica di percepire l'automa come un oggetto in dinamico movimento e non come una statica fotografia.

In sostanza diventa piu' facile seguire l'evolversi dei movimenti (transizioni di stato dell'automa a stati finiti) se fin dall'inizio ci facciamo un'immagine mentale "tipo filmino" piuttosto che tipo "fotografia" degli apparati meccanici conessi al sistema elettronico di controllo.

Diventa dobbligo identificare uno zero macchina come quella posizione dell'automa da cui si cominciano a svolgere i movimenti e alla quale tornera' dopo aver svolto l'intero ciclo.  (tratto dalle lezioni del prof. Gottardo) .

Esistono dei finecorsa diversi da quelli puramente meccanici come i sensori di prossimita' che sfruttando azioni di variazione di campo, sfruttando le proprieta' capacitive o induttive, riescono a rilverae le masse metalliche o anche non nelle lore immediate vicenanze, senza doversi affidare a una commutazione di tipo meccanico. Ne consegue che il campo applicativo si allarga dato che di possono realizzare a tenuta stagna e applicabilita' all'interno di serbatoi e bombole contenete fluidi infiammabili o esplosivi.

Nella foto vediamo un sensore di prossimita', talvolta detto proxy o proxymity, di tipo induttivo con vite di fissaggio di diametro M12 e filittetura a tenuta. In una tesina come questa sarebbero un po' sprecati, ma vengono citati per dovere informativo. Ne esistono di varie misure e tipologie, con un numero di terminali variabili che vanno da un minimo di 2 a 5 o piu'.

Questo sito espone le caratteristiche tecniche di molti sensori istallabili su cancelli e portoni semiatomatici reali:

Vista un sito di un produttore di sensori e fotocellule

 

 Per presentare una tesina impeccabile dovrete scaricare le "schede tecniche" dai link che vedete nel sito e dopo uno studio approfondito riportare le caratteristiche tecniche degli apparati sensoriali che avete scelto.

Tornando ai finicorsi istallati nel mostro modellino abbiamo dei sempli meccanici a tre terminali:

Nelle automazioni reali (si intende di cancelli) i fine corsa si trovano istallati nella scatola nelle immediate vicinanze del pignone e vengono itercettate da apposite "camme" poste agli estremi della cremagliera, ma noi li metteremo in punti piu' visibili per comodita' e visibilita' in fase di funzionamento della nostra miniatura dimostrativa.

Fondamentale, Per i principianti, e' capire che i fine corsa non dovranno essere mai colpiti di punta dagli organi meccanici in movimento, ma lambiti nella loro parte "scorrevole" (la rotellina che vediamo in foto) dato che potra' succedere che un errore di programmazione o di funzionamento potrebbe non fermare il motore che se fosse puntato addosso al micro porterebbe alla distruzione di entrambi, motore e finecorsa.

Un accorgimento meccanico, spiegatoci a lezione, e' quello di accorciare leggermente la cremagliera rispetto alla corsa dell'anta e dei blocchi meccanici anti ribaltamento, cosi' che se dovesse essere ignorato il segnale del micro la trazione esce dall'accopiamento con il pignone che girera' a vuoto (evento raro). La parte mobile resta comunque dentro le guide meccaniche, ruote e cuscinetti superiori che realizzano l'anti ribaltamento.

Una volta ripristinato il funzionamento della scheda elettronica di controllo va efettuato un primo riposizionamento manuale degli organi meccanici, in guida e in cremagliera.

Si ricorda che i cancelli e i portoni, essendo grandi e metallici, sono moto pesanti ed esistono delle respensabilita' penali in caso di morte ad esempio di un bambino per schiacciamento, se l'anta, uscita dalla guida, dovesse ribaltarsi.

Si rimanda all'appendice per una analisi delle repensabilita' civili e penali per le istallazioni elettromeccaniche in ambito civile.

Concetto basilare e' il fatto che i finecorsa, come anche le fotocellule, dovranno essere cablate in apertura (normalmente chiuse ovvero N.C.) perche' risulta' gia' essere un primo livello languido di protezione. Se una fotocellula o fine corsa, cablata N.C. dovesse scablarsi a causa ad esempio dello strappo del cavo, o del fatto che l'ossido nel corso degli anni ha intaccato i puntalini che tranciandosi perdono la conessione elettrica, il segnale che arriva al sistema di controllo e' il medesimo dell'intervento.

Ovviamente il ciclo automatico o semiatomatico non va a buon fine, ma sicuramente la situazione non ho lo stesso livello di pericolosita'.

In sostanza e' bene applicare sempre questa regola fortemente ribadita a lezione dal prof.Gottardo.

Quando un contatto e' delegato allo sgancio di un'autoritenuta di un organo meccanico in movimento questo deve essere cablato in apertura (normalmente chiuso) e viene acquisito nel software al contrario di come lo vediamo nel funzionale.

Osserviamo questo segmento di programma ladderPIC:                                                                              
                                                                  
   ||       RM2             XFCap                             Yapri     
   ||-------] [------+-------] [-------------------------------( )-------||
   ||                    |                                                  
   ||      Yapri     |                                                  
   ||-------] [------+                                                  

Si tratta del comando di autoritenuta della marcia del motore in apertura. Come si osserva X-FCap, ovvero il fine corsa del lato "cancello aperto" risulta acquisto normalmente aperto, dato che il segnale risulta presente al pin del microcontrollore o al morsetto di input del PLC, quando non vi e' alcuna azione sul sensore. (ovvero durante il viaggio dell'anta).

Il funzionale, rispettando le label prescelte, sarebbe questo:

Come preannunciato il contatto del fine corsa FCap risulta cablato in apertura (N.C.), la routine in hitech C16 che lo realizza e':

if ((M2¦¦apri) && (apri)) {apri=1;}
else
apri=0:
   

Notiamo che l' AND logico con il fine corsa apri e' eseguito in modalita' diretta e non negata confermando quando imparato a lezione.

Una bozza del programma, sviluppato in C16, si riservera' il prof. Gottardo Marco as ad.noctis, di inserirla in appendice di questa tesina.

Questa nozione va aggiunta al fatto che e' buona norma acquisire i comandi tramite sistemi in pullup, con grande vantaggio alla stabilità del sistema, come schematizzato nella prossima immagine.

Il sovrastante e' il corretto collegamento elettrico del finecorsa in apertura (normalmente chiuso), il segnale al pin e':

Questa logica deve rimanere valida per tutti i segnali di input, quindi va bene pensata la situazione che riguarda il comando di apertura, difatti il pulsante e' cablato sul modello in chiusura (N.A.).

Si rende necessario sviluppare due versioni del sotware, una per i tecnici che vorranno sviluppare le logiche "da manuale" ovvero che tutti i comandi non azionati pongono comunque a 1 il livello logico al pin del PIC e un secondo piu' "sportivo" piu' facile da simulare e piu' semplice da seguire mentalmente come logica, ma che non e' bene applicare.

La segnalazione Lampeggiante, di colore giallo. e' simulato con un LED di 10mm di diametro. L'azione preavvisa gli utenti della meccanica di allontanarsi dalla zona di azione con un anticipo di almeno 3 secondi. Si sottolinea che si tratta di un preavviso e deve quindi anticipare il movimento degli organi meccanici altrimenti sarebbe una funzionalita' inutile il dire alla persona che si e' gia' fatta male di spostarsi.

Le uscite digitali del PIC sono in grado di pilotare carichi con ben 20 milliampere, quindi dovremmo saldare all'anodo del led una resistenza da circa 220ohm dato che:

 

Risolvendo l'equazione per 15mA si ottiene 

Rd = (Vo-Vg)/15*10^-3 

che risulta, sostituendo i valori:

Rd=[(5-1,5)*1000]/15

Ricaviamo la resistenza di limitazione della corrente Rd=220 ohm  con un leggero arrotondamento consentito dalle tolleranze.

Particolare della miniatura, come possiamo vedere il led da 10mm di diametro approssima bene in forma e il design di una reale calotta lampeggiante. Il finto marmo della parete e' ottenuto usando della carta adesiva reperibile in qualsiasi cartoleria. Nella medesima cartoleria abbiamo procurato il fondo muschiato verde che simula il tappeto erboso. La colonnina in cui scorrono i cavi ed e' istallato il LED e' il classico fermafogli di carta che si usa per rilegature mobile. Anche questo si trova in cartoleria.

Passi fondamentali per sviluppare una automazione.

Ci è stato spiegato, alle lezioni di automazione, che ogni lavoro va eseguito seguendo certe fasi di sviluppo valide sia per la programmazione dei PLC che per la programmazione di schede di controllo a microcontrollore. Elenchiamo queste fasi:

 

 

Raccolta delle specifiche tecniche nella fase di "intervista al cliente"

Il commitente "Mario Cappuzzo" ci contatta per sviluppare le automazioni dei cancelli automatici delle palazzine di cui e' amministratore. Ci fornisce le seguenti specifiche di impianto durante la fase di cosi detta intervista, in cui scriviamo degli appunti fondamentali per i successivi sviluppi.

Mario Cappuzzo:Vogliamo automatizzare i cancelli a scorrimento delle palazzine.

Tecnico: Quanti cancelli sono?

Mario Cappuzzo: sono dodici cancelli.

Tecnico: Con cosa diamo il comando apertura?

Mario Cappuzzo: Mi basta la pressione del pulsante sulla colonnina lato interno.

Tecnico: Servono particolari protezioni e sicurezze?

Mario Cappuzzo: Si, mettete a norma l'impianto, ma per il momento fatelo muovere subito, ma che ci sia almeno una fotocellula di ingombro.

Tecnico: hummmmm...hummmmm   non si fa mica cosi' ... no no no.

Mario Cappuzzo: Non c'e' problema, le palazzine sono vuote e l'area e' ancora dichiarata cantiere, l'accesso e' interdetto. prima dei collaudi finali istalleremo le protezioni necessarie.

Tecnico: hummm  non mi piace...non mi piace per niente. Non rilasceremo alcun certificazione di conformita' se prima non sono installate le coste pneumatiche e i sistemi meccanici antiribaltamento.

Mario Cappuzzo:Ok intanto allerto la carpenteria per l'istallazione dei blocchi meccanici antiribaltamento dell'anta e faccio istallare le coste pneumatiche, intanto procediamo allo sviluppo della scheda di controllo e del software da testare su modello in scala.

Tecnico: Ok, le prove su modello in scala mi stanno bene, ma non istalleremo nulla prima della messa a norme della meccanica. Quali sono le specifiche di ciclo?

Mario Cappuzzo: pressione tasto, apertura anta, attesa a fine corsa 20 secondi, inversione di chiusura.

Tecnico: Non va bene, dobbiamo preavvisare gli utenti di allontarsi dal raggio di azione degli organi meccanici.

Mario Cappuzzo: faccio predisporre una struttura meccanica in cui installare un lampeggiante giallo sul lato della battuta in chiusura del cancello.

Tecnico: Dobbiamo installare due coppie di fotocellule , una sulla linea di chiusura e una almeno un metro in anticipo, ovviamente sul lato interno della proprieta' privata altrimenti si andrebbe ad occupare un'area demaniale.

Mario Cappuzzo: Dobbiamo prevedere qualcosa d'altro?

Tecnico: Si, faccia fare dai carpentieri la cremagliera piu' corta della corsa effettiva (rotaia) del cancello, in modo che in caso di mancato intervento dei fine corsa il motore esce dalla trazione e la parte scorrevole rimane in guida sui sistemi antiribaltamento. Mi riassuma le fasi del ciclo automatico.

Mario Cappuzzo: Pressione tasto di apertura (il telecomando e' in paralello a questo segnale).  Segue lampeggio come lei mi ha detto, per almeno tre secondi e poi cominciamo ad aprire il cancello, in questa fase di movimento il segnale luminoso continua a lampeggiare.

Se viene interretta la fotocellula non deve succedere nulla ovvero si prosegue con l'apertura.  Giunti a fine corsa di massima apertura il cancello si ferma e il lampeggiante si spegne. Si attiva una temporizzazione in ritardo di 20 secondi.

Tre secondi prima che scadano i 20 secondi, si preavvisa nuovamente che gli organi meccanici stanno per mettersi in movimento accendendo il lampeggio.

Il cancello si porta in chiusura, ma se viene interrotta la fotocellula si inverte la marcia e si riporta a massima apertura.

Tecnico: dobbiamo fermare in cancello prima di invertire la marcia o si rompe l'accoppiamento meccanico a causa delle inerzie, e tanto piu' e' pesante il cancello piu' tempo dovremmo aspettare prima di invertire la marcia, anche due o tre secondi. La cosa piu' ovvia e', dopo l'interruzione della fotocellula di ingombro, ripartire come se fossimo a inizio ciclo, ovvero fermarsi e causare con questo segnale un "paralello" al pulsante di apertura, quindi sfruttiamo i medesimi 3 secondi che abbiamo a inizio ciclo.

Mario Cappuzzo: Credo che la soluzione proposta vada bene, facciamo pure cosi'.  Comunque se non c'e' interruzione della fotocellula il cancello si porta a fine corsa di chiusura e si mette in attesa di un nuovo comando di apertura. Per il resto fate  il necessari affinche' alla consegna dell'impianto siano rispettate le norme vigenti.

Disegno meccanico (per quanto schematizzato) dell'impianto da automatizzare

Procediamo facendo un disegno meccanico dell'impianto, cosa che andrebbe fatta per qualsiasi automazione, in questo caso siamo avvantaggiati dalla semplicita' della struttura.

Sfruttiamo la documentazione tecnica fornita da case costruttrici reali per avere una bozza del lavoro. Quello che vediamo qui sotto e' il disegno meccanico dell'automazione tipica con le sezioni e numero dei cavi conduttori da utilizzare. Nella successiva immagine, direttamente derivata da questa, posteremo le nostre etichette al fine che la lista delle attribuzione sia coincidente con quella che useremo nel nostro modello in scala.

 

Questo sarebbe l'impianto reale in cui sono indicati i numeri dei file e le loro sezioni, in millimetri quadrati, distinguendo tra il modello motorizzato trifase a 400V e quello a 230V (valori indicati con l'asterisco). Notiamo la presenza di un cavo schermato di tipo RG58 impegnato negli apparati di telecomando.

Vediamo quali sono le parti componenti dell'impianto reale prima di semplificarlo per il nostro modello in scala.

L'impianto semplificato per i nostri scopi didattici risulta il seguente, in cui non abbiamo istallato le obbligatorie coste pneumatiche e altre cose costretti da ragioni di miniaturizzazione.

identificazione del bordo macchina, scelta dei sensori e degli attuatori

 

schema elettrico del controllo e interfacce

Lo schema elettrico, come detto in precedenza e' di derivazione Micro-GT mini, ovvero ha la nota configurazione visibile nell'immagine:

Se si dispone di un esemplare gia' montato allora dovremmo ponticellare, con un pezzo di filo i morsetti a vite esterni, X2-1 e X4-1. Si avra' l'effetto di portare la tensione a +5V sulla fila centrale degli stripline.  Muniamoci si alcuni strip femmina, almeno 2 file da 5 posizioni per gli ingressi, a cui colleghiamo le resistenze di pullup da 10k , mentre il lato connesso ai pin del PIC verra' derivato verso il bordo macchina (in questo modello in scala non e' necessario alcun optoisolamento).

Il ritorno comune dei contatti di input a bordo macchina lo collegheremo in uno qualsiasi degli strip piu' esterni rispetto al PIC perche' sono tutti equipotenziali a massa.

E' fondamentale ricordarsi durante il collegamento dell'interfaccia PWM power inverter di controllare che siano riferite alla stessa massa altrimenti le maglie degli emettitori dei transistor BJT NPN, Bc337 che controllano i rele' risultano flottanti e i comandi potrebbero non avere l'effetto desiderato.

Se non disponiamo della Micro-GT assemblata ma solo del circuito stampato possiamo montare solo i seguenti componenti.

 

In definitiva lo schema di controllo dovrebbe risultare quello nell'immagine:

 

Mentre gli scambi dei rele' K1 e K2 che rappresentano l'interfaccia di potenza sono i seguenti:

 

Il diodo D3 in questo caso potra' essere omesso data la ridotta potenza da gestire. Notiamo che il ponte realizzato tramite i contatti di scambio dei dure rele' non ammette situazioni distruttive, difatti anche la condizione on-on vietata nei classici ponti non protetti con quattro NPN, non comporta corti circuiti verso massa dato che anche se conessi entrambi tra 11 e 14 il motore si troverebeb sconesso dalla massa e soggetto a una d.d.p. nulla.

Neppure eventuali differente di tempi di eccitazione/reazione delle bobine e scambi meccanici dei due rele' potrebbero causare situazioni distruttive.

Le condizioni di marcia sono:

RB0=1;  => saturazione di T1 con eccitazione di K1 e  commutazione dei suoi contatti da 11-12 a 11-14, se contemporaneamente RB1=0 si crea una maglia tra Vcc e gnd con il motore inserito con l'indotto a polarita' equiversa  al generatore esterno, quindi l'attuatore si porta in marcia avanti.  Il cancello si apre.

Se RB1=1 e RB0=0 allora  avviene uno scambio simmetrico dei due contatti e il motore si trovera' con l'indotto con il morsetto negativo collegato al positivo del generatore, ovvero il motore si porta in marcia indietro, il cancello si chiude.

Tutte le altre combinazioni non comportano alimentazione dell'indotto del motore.

Vediamo la realta' circuitale sui PCB disponibili.

Lo schema di potenza e' il power shield PWM inverter che e' disponibile al capitolo 15 del corso online "Let's GO PIC !!!" di Gottardo, ma faremo dei distinguo in base a cosa si vuole utilizzare delle numerose funzioni disponibili.

Supponiamo che si voglia solo invertire la marcia del motore mantenendo l'interfacciabilita' con il PIC a bordo della Micro-Gt mini.

La parte di schema da utilizzare sara' quella nel riquadro rosso dello schema sottostante:

In questa situazione di montaggio si rinuncia al controllo della veolocita' del motore in PWM dato che si ritiene gia' fissata al valore corretto dalla riduzione meccanica prescelta, e si rinuncia alla regolazione di tensione a cura del L200 dato che sara' presente un alimentatore esterno da 12V dc che energizza tutta il sistema.

Per potersi collegare ai morsetti di alimentazione X2-1 con i 12V positivi e a X2-2 con la massa comuna anche con la Micro-GT mini bisognera' ricordarsi di montare alcuni ponticelli al posto di alcuni componenti mancanti che ne effettueranno il bypass.

Ad esempio e' evidente che serve inserire un archetto a ponte di filo tra i terminali di Drain e di Surce del Mosfet per riefrire il ponte di inversione alla massa.

Andra' inserito anche un secondo ponticello tra i positivi dei due elettrolitici non montati C1 e C7 per bypassare il mancante L200. Consiglio di montare il LED "power" e la sua resistenza R9 da almeno 1k5, cosi da avere una indicazione che questa interfaccia di potenza risulta alimentata.

Ecco la situazione nel PCB del power shield se userete questa soluzione di assemblaggio.

 

Assembilamo solo i componenti di cui sono intatte le serigrafie. I fili Giallo e blu provengono dalla Micro-Gt mini e corrsispondono a segnali a +5V  su RB0 e RB1 rispettivamente pin 21 (comando di apertura) e pin 22 (comando di chiusura).

In rosa sono indicati dei punti essenziali per il funzionamento del circuito in mancanza delle parti sopradette.

foto della realizzazione del mini shield power inverte per la Micro-GT mini assemblato per la tesina del cancello.

Sulla Micro-GT mini, se non siamo interessati alla comunicazione seriale e siamo in grado di procedere alla programmazone ICSP, oppure programmiamo il PIC tramite un altro dispositivo possiamo non montare il conettore DB9, il traslatore di livello MAX232 con i suoi 4 condensatori elettrolitici, non serve neppure la rete resistiva e i led di segnalazione dis tato visto che sarebbero duplicati nel mini shield.

Anche gli stripline, benchè siano tutti presenti nell'immagine sottostante, potranno essere istallati nel numero strettamente necessario.

Assemblando solo i componenti necessari si ha un notevole abbattimento dei costi di realizzazione.

Se istalliamo nel modellino una scheda destinata a non essere mai più riprogrammata allora possiamo non montare anche il conettore SV1 destinato all'interfacciamento con il dispositivo PICKIT 2 o 3 prodotti dalla Microchip oppure ala semplice riprogrammazione seriale in circuit.

Lo schema elettrico, epurato dalle parti inutili in questa applicazione e quindi non assemblate, e' il sottostante:

 

Dato il sovrastante schema elettrico, da ritenersi definitivo per il modello in scala, vediamo chiaramente come collegare tra loro le due schede Micro-GT mini e il suo shield Power inverter. Le schede in questione sono state come precedentemente spiegato decurtate dei componenti non di diretto impiego per l'applicazione (nulla vieta il montaggio completo e l'eventuale aggiunta di altre funzionalita').

Ecco lo schema di cablaggio:

.

Aggiunta dei comandi manuali.

E' possibile l'inserimento dei domandi manuali semplicemente inserendo un diodo facente funzione di "anti inversione" del segnale verso i pin delle uscite RB0 e RB1, che quasi sicuramente le danneggerebbe con il catodo verso il pin centralle del connettore srip indicato con JP3 e JP4. Le resistenze calcolate da 4k7 in base ai BC337 di controllo delle bobine si trovano al limite inferiore della saturazione per un segnale a circa 5V (le uscite digitali del PIC) e in saturazione profonda per il segnale a 12V di alimentazione delle bobine. Le tensioni di comando risultano valide e non ditruttive in entrambi i casi, situazione che abbiamo ben testato, quindi bastera' collegare due pulsanti N.A. tra il pin 1 e il pin 2 di JP3 e JP4 per ottenere una specie di "Override" dei comandi generati dall'automazione che in ogni caso non saranno mai distruttivi.

In caso di comando conflittuante, ovevro il cancello e' comandato in apertura dal PIC e noi forziamo il comando manuale di chiusura l'effetto e' semplicemnte quello di fermare l'attuale movimento fino al rilascio del comando manuale e al ripristino del comando (se non ancora presente) da parte del PIC.

stesura di una lista di attribuzione

Questo passo comporta l'assegnazione in via definitiva dei pin a cui collegare i sensori e gli attuatori presenti a bordo macchina. Nel passaggio precedente, in cui sul disegno schematico della meccanica sono state assegnate delle etichette mnemoniche ai vari dispositivi non si e' ancora eseguita l'associazione con gli indirizzi di I/O.

Questa fase e' sviluppata nel passaggio in cui si produce la "lista delle attribuzioni", come ben noto ai programmatori dei PLC.

Teniamo presente che quanto sviluppato e' relativo alla piedinatura della Micro-GT mini o comunque al processore 16F876A o agli equivalenti a 28 pin come ad esempio il 18F2550 o il 18F2580.

Citando prima gli ingressi avremo:

  open           pin  2     RA0

  FCap          pin 4      RA2
  FCch          pin 5      RA3
  FTC            pin  6     RA4

 

Relativamente alle uscite digitali invece avremo:

  apri             pin 21    RB0
  chiudi          pin 22    RB1
  lamp            pin 23    RB2. 

 

stesura di un algoritmo elettromeccanico detto schema funzionale

 Ricordando che lo schema funzionale non e' un reale schema elettromeccanico, ma una sorta di algoritmo per lo sviluppo delle automazioni, si riporta nell'immagine qui sotto lo svolgimento delle parti essenziali dell'automazione in questione.

Per questioni di semplificazione la lampada lampeggiante non e' completamente implementata nel sovrastante funzionale, ma e' in grado di avvisarse regolarmente nella fase di prima apertura. (manca da mettere in paralello il contatto di marcia indietro e il timer da 17 secondi non presente) al conttto negato di M3 sul secondo segmento.

Analiziamo i rami:

  1. Se viene premuto il pulsante di marcia, essendo gia' presente il segnale di fine corsa "cancello aperto" si setta la memoria interna M1. Grazie al suo comando di autoritenuta possiamo rilasciare il pulsante di "open". La medesima azione di impostazione si puo' ottenere se risulta vera la condizione in cui contemporaneamente il cancello NON e' a fine corsa chiuso e viene interrotta la fotocellula di ingombro. Si noti che questa seconda condizione pu0' verificarsi sia in fase di chiusura che in fase di apertura, ma nell'ultimo casa non dara' alcun fastidio perche' si otterra' la semplice conferma di un segnale di marcia gia' presente. Importante e' invece la presenza del contatto del fine corsa cancello in posizione chiuso perche' a sua mancanza permetterebbe l'apertura dell'anta scorrevole anche senza la pressione dell'apposito tasto (o chiave o telecomando posti in parallelo) ma semplicemente interrompendo con una mano la fotocellula.
  2. In questo segmento di attiva un timer come ritardo all'inserzione per un tempo di 0,5 secondi, i motori sono tenuti fermi la  memoria di pressione tasto permette il pilotaggio della segnalazione luminosa "attenzione organi meccanici che stanno per mettersi in movimento". Il contatto in chiusura e' quello che genera il latch alto dell'onda quadra a 1Hz utilizzato per pilotare la lampada.
  3. In questo segmento l'onda quadra a 1Hz  del contatto in chiusura del timer viene portato all'uscita a cui verra' connessa la lampada (nel caso della miniatura il catodo del LED da 10mm).
  4. Generazione del tempo di latenza dell'onda quadra o latch basso, talvolta detto Toff, permette il ravvio del Timer che genera il latch alto del secondo segmento.
  5. Azione che interrompe l'uscita alta (acceso) del lampeggiante giallo.
  6. generadione del tempo di attesa 3 secondi, dalla pressione del tasto al movimento degli organi meccanici.
  7. Autoritenuta del comando di apertura del cancello (motore in marcia avanti fino al fine corsa cancello aperto).
  8. Attivazione del tempo di 20 secondi attesa in massima apertura (in questo punto andrebbe attivato il secondo timer da 17 secondi per riattivare il lampeggiante 3 secondi in anticipo rispetto all'effettivo movimento degli organi meccanici).
  9. Autoritenuta del comando di marcia del motore nel verso di chiusura del cancello. Questo comando è interrotto dall'eventuale intervento della fotocellula di ingombro.

 

conversione dello schema funzionale nel linguaggio di programmazione di destinazione scelto

Per lo sviluppo del software è necessario sapere alcune cose fondamentali.

  1. l'OR logico tra due segnali è implementato dal parallelo di contatti
  2. l'AND logico è implementato dalla serie di contatti
  3. Gli interrupt vengono gestiti automaticamente dal ladderPic come ci accorgiamo facendo il lampeggiante
  4. Le basi tempi sono millisecondi ma vengono commutate automaticamente in secondi
  5. Le memorie interne sono in realtà variabili definite automaticamente dall'editor del compilatore

 Sviluppo del software


Lo sviluppo di una automazione necessita di nozioni di base ottenibili seguendo un corso di programazione dei PLC oppure di automazione industriale, il docente Gottardo è stato uno dei primi insegnati di automazione industriale, applicata ai PLC, ed intere generazioni di studenti hanno studiato sul suo materiale.

E' ancora valida una dispensa che ha scritto in prima versione nella prima metà degli anni novanta con l'avvento dei primi PLC serie S7 della siemens, anche se nella prima parte si focalizzava sulla serie S5.  Questa dispensa è stata usata sia per le scuole superiori che per i centri di addrestamento specialistico Enel (formazione continua degli ingegneri e tecnici dipendenti di quella azienda).

Una delle ultime versioni è disponibile online ed è ancora oggi la base da cui è partito lo studio dei sistemi automatici presso il centro ZIP (zona industriale di padova) e le scuole di formazione professionale del Cnos e altri.

Dato che nel 1998 creare un PDF efficente non era proprio semplice la dispensa risulta un po pesante in download (sono circa 100 mega di roba) quindi si consiglia di non fare un semplice doppio click ma "tasto destro->salva destinazione con nome", quindi lo scaricamento inizierà in background lasciando libero il vostro PC di lavorare.

Se qualche volontario riesce ad rielaborare il file salvando con la stessa qualità in dimensioni ridotte ben venga, ci faccia avere il nuovo file e lo sostituiamo.

Scarica dispensa "automazione industriale" ( del prof. Gottardo)      (tasto destro "salva" non dppio click)

 Dopo il download andate a pag 187 in cui è sviluppato il software simile a questo apricancello per PLC S7-300

Visita la pagina in cui si esegue una analoga automazione ad un corso serale per lavoratori cliccando nel link sottostante:

http://www.gtronic.it/energiaingioco/it/scienza/PLC_ita.html

 

E/S ASSEGNAZIONE:

  Nome                       | Type               | Pin
 ----------------------------+--------------------+------
  XFCap                      | Input digitale     | 4
  XFCch                      | Input digitale     | 5
  XFTC                       | Input digitale     | 6
  Xopen                      | Input digitale     | 2
  Yapri                        | Uscita digitale    | 21
  Ychiudi                    | Uscita digitale    | 22
  Ylamp                      | Uscita digitale    | 23
  RM1                        | Relè interno       |
  RM2                        | Relè interno       |
  RM3                        | Relè interno       |
  RTimeout                | Relè interno       |
  T1                           | ritardo all' eccitazione 

  TOFF                      | ritardo all' eccitazione 

   TON                       | ritardo all' eccitazione 

   Tnew                       | ritardo all' eccitazione

 

Scarica il file contenente il programma in formato testo: download cancello.txt

Scarica il file contenente il compilatore LadderPIC e il sorgente cancello.ld: download programma e software

Scarica una seconda versione del programma in formato pdf (diversi cablaggi): download seconda versione

Le versioni sovrastanti sono quelle piu' ovvie e intuitive nel funzionamento, ma non tengono conto di una cosa fondamentale nell'uso dei sistemi a microprocessori:

tutti gli ingressi risultano piu' stabili quando connessi tramiti un pullup, tipicamente da 10k, e ad un pulsante/interruttore o comunque un generico contatto, riferito alla massa.

Chi si cimentera' alla realizzazione di questa tesina scolastica sara' invitato a non solo copiare, ma a rielaborare e a studiare nuove soluzioni, nonche' completare con personali aggiunte e interventi. Per questo motivo sono stati messi i link sovrastanti che richiedono dei ragionamenti prima di poter funzionare al cento per cento.

Qui sotto invece pubblichiamo il firmware ottimizzato, che mantine le medesime attribuzioni (etichette) visibili qualche righa piu' in alto, ma con gli stati logici corretti.

Ribadiamo che tutti gliingressi devono essere collegati in pullup e che se si trascura questa condizione si avranno delle incertezze e dei malfunzionamenti fittizzi in fase sia di collaudo che di simulazione.

Per la questione che l'unico pulsante disponibile nel nostro magazzino era di tipo in chiusura (leggasi N.A), quindi ci troviamo nella situazione che la situazione normale  impone segnale alto al pin di ingresso "apertura", mentre la segnalazione

Zero macchina: ovvero la situazione di bordo macchina identificata come nativa del susseguirsi di eventi che sviluppano l'automazione (citazione dalle definizioni alle lezioni di ad.noctis), e' la seguente matrice di I/O:

Da questo stato logico complessivo (immagine di processo) comincera' ad evolversi la nostra automazione a seconda delle variazioni di stato di ogniuno dei punti sopracitati.

Nell'immagine vediamo i possibili comandi LadderPIC, come si nota coprono quasi tutti i casi possibile dal semplice bit di I/O alle più complesse istruzioni di gestione del PWM e delle comunicazioni I2C.

Questa tendina è richiamata dal menù "istruzione" della pagina princiale dell'editor LadderPIC. Le applicazioni LadderPic vanno configurate in modo che l'hex prodotto possa essere eseguito nel PIC di destinazione. Come sappiamo dalle precedenti edizioni del corso "Let's GO Pic!!!" bisogna impostare i fuse per il corretto funzionamento e questa manovra può avvenire all'interno del sorgente (come farà il LadderPIC) oppure in fase di caricamento come fa MpLab oppure PicProg2009.

Vediamo dove impostare il tipo di Microcontrollore e la la velocità di esecuzione.

Importante sono i parametri MCU, sopra a "Microcontroller", agendo in questo menù si apre questo box sia  di impostazioni che esplicativo:

Questa finestra si apre per default con impostazione a 4Mhz, sarà nostra cura mettere la frequenza del quarzo a 20 Mhz come mostrato nella figura.

I tempi di ciclo per il momento li possiamo lasciare a 10ms.

Con il funzionale creato in precedenza alla mano cominciamo a richimare i contatti e le bomine ottenedo il programma che riporto qui sotto. All'inizio potremmo trovare qualche difficoltà a muoverci nell'editor ma poi ci riulterà piuttosto semplice.

L'iserimento di un nuovo ramo di programma potrà avvenire davanti (sopra) o dietro (sotto) alla posizione attuale del cursore, da questo menù:

LDmicro export text
for 'Microchip PIC16F876 28-PDIP or 28-SOIC', 4.000000 MHz crystal, 10.0 ms cycle time


LADDER DIAGRAM:

   ||                                                                                                      ||
   ||      Xopen                                XFCap                              RM1      ||
 1 ||-------]/[-----------------------+-------]/[----------------------------( )-------||
   ||                                           |                                                           ||
   ||      XFTC             XFCch     |                                                          ||
   ||-------] [--------------]/[--------+                                                          ||
   ||                                           |                                                          ||
   ||       RM1                             |                                                          ||
   ||-------] [-------------------------+                                                         ||
   ||                                                                                                       ||
   ||                                                                                                       ||
   ||                                                                                                       ||
   ||                                                                                                       ||
   ||       RM1              RM3              TON                              Ylamp       ||
 2 ||-------] [------+-------]/[------+-[TON 500.0 ms]-----------------( )-------||
   ||                     |                                                                                 ||
   ||    Ychiudi      |                                                                                ||
   ||-------] [-------+                                                                                ||
   ||                     |                                                                                 ||
   || Rprelamp     |                                                                                 ||
   ||-------] [------+                                                                                 ||
   ||                                                                                                      ||
   ||                                                                                                      ||
   ||                                                                                                      ||
   ||                                                                                                      ||
   ||      Ylamp            TOFF                                                  RM3       ||
 3 ||-------] [--------[TON 500.0 ms]---------------------------------( )-------||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||       RM1             Tnew                                          RM2                ||
 4 ||-------] [---------[TON 3.000 s]----------------------------------( )-------||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||       RM2             XFCap                                                Yapri        ||
 5 ||-------] [------+-------]/[--------------------------------------------( )-------||
   ||                     |                                                                                ||
   ||      Yapri       |                                                                                ||
   ||-------] [-------+                                                                               ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||      XFCap        Tpre_restart                                     Rprelamp     ||
 6 ||-------] [--------[TON 17.000 s]----------------------------------( )-------||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||      XFCap             T1                                               RTimeout     ||
 7 ||-------] [--------[TON 20.000 s]----------------------------------( )-------||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||    RTimeout           XFCch            XFTC                       Ychiudi     ||
 8 ||-------] [------+-------]/[--------------]/[----------------------------( )-------||
   ||                     |                                                                                ||
   ||     Ychiudi     |                                                                               ||
   ||-------] [-------+                                                                               ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||
   ||------[END]--------------------------------------------------------------------||
   ||                                                                                                     ||
   ||                                                                                                     ||


E/S ASSEGNAZIONE:

  Nome                       | Type               | Pin
 ----------------------------+--------------------+------
  XFCap                      | Input digitale     | 4
  XFCch                      | Input digitale     | 5
  XFTC                       | Input digitale      | 6
  Xopen                      | Input digitale      | 2
  Yapri                      | Uscita digitale      | 21
  Ychiudi                    | Uscita digitale    | 22
  Ylamp                      | Uscita digitale    | 23
  RM1                        | Relè interno         |
  RM2                        | Relè interno         |
  RM3                        | Relè interno         |
  RTimeout              | Relè interno         |
  Rprelamp             | Relè interno         |
 

T1                           | ritardo all' eccitazione  TOFF                      

T2                          | ritardo all' eccitazione  TON                      

T3                          | ritardo all' eccitazione  Tnew                      

T4                          | ritardo all' eccitazione  Tpre_restart              

T5                           | ritardo all' eccitazione

 

 

scarica il progetto completo in ladderPIC (compilatore, sorgente e file hex) -> file progetto.

Succesivamente si passa alla fase di simulazione accedendo da questo menù:

La simulazione avviene secondo due fasi, dapprima si entra nel menù sopra indicato "modo simulazione" e poi "avviare la simulazione in tempo reale".

 

Fondamentale, prima dell'avvio della simulazione è il predisporre il simulatore a zero macchina. Questo avviene a fondo pagina con una azione combinata di click sul componente del segmento Ladder dove avviene il vero settaggio e la nomenclatura, si procede anche all'indirizzamento.

Nella lista di attribuzione che vediamo nella foto sovrastante notiamo la presenza delle variabili interne e dei timer.

 

 debug test e collaudo dell'impianto

La simulazione della funzionalità del programma e l'eventuale debug avviene tramite due strade diverse. La prima tramite il simulatore integrato nel LadderPic e la seconda tramite il RealPic simulator.

In entrambi i casi è fondamentale porsi nelle condizioni di zero macchina prima di procedere all'avvio del ciclo di cui bisognerà seguirne mentalmente la cinematica.

 

Download file di configurazione RealPIC (scompattare nella cartella che contiene hex).

  1. La prima azione da eseguire, prima di caricare il file esadecimale, è quella di selezionare il microcontrollore agendo nell'area indicata in marroncino. Se ci dimentichiamo di fare questo passo allora non ci verrà concesso di farlo in un secondo momento e dovremmo chiudere l'applicazione e rifare.
  2. cliccando sul tasto a forma di cartella barrata con la "X" vi apre il brower locale che vi permetetra' di arrivare al file .hex generato dalla compilazione di LadderPIC oppure dal  hitech universal tool suite di MpLab. Seguono due filmati youtube in cui si evidenziano le fasi di simulazione.
  3. Nell'area indicata in rosso, impostiamo la velocità di esecuzione in funzione del quarzo montato sulla Micro-GT mini. Per questioni di comodo sono state diversificate dagli sviluppatori di realpic le velocità di esecuzione reale e quelle di simulazione.
  4. Dalla colonna di sinistra, selezioniamo gli oggetti visuali che rappresentano le funzionalità del PIC, da quelle più semplice ed ovvie come gli input (il pulsante rosso) e gli output (il led), a quelle più elaborate e complesse come il display grafico e le comunicazioni I2C o il real time clock. I IN di uscita, rappresentati come barre LED andranno configurati facendo tasto destro sull'oggetto visuale. L'azione più elemntare e necessaria da fare è quella dell'indirizzamento, ovvero l'assegnazione di un pin reale del PIC alla rappresentazione grafica del LED.  Una volta detto che, ad esempio il primo led in alto corrisponde a RB0, sarà sufficente entrare nuovamente con il tasto destro sull'oggetto e indicare "next follow down" per indirizzare tutto il bar graph ovvero il byte in ordine crescente. Si possono fare anche altri settaggi che comunque sono molto intuitivi.
  5. Il settaggio degli ingressi (vedi area cerchiata in viola del passo 5) richiedono qualche ragionamento un  più approfondito dato che dovranno rispecchiare il reale stato di "bordo macchina", se sbagliano in questa fase non saremo in grado di simulare correttamente il ciclo. In questa fase dobbiamo quindi definire se i contatti simulati sono aperti o chiusi a bordo macchina e gli abbineremo lo stato NA o NC riussanto nel concetto dinamico normal 1 pressed zero o viceversa. Per quanto riguarda la condizione "monostabile o bistabile" sarà simulabile tramite l'uso dell'oggetto con il tasto destro (bistabile ovvero interruttore) o con il tasto sinistro(monostabile ovvero pulsante) del mouse.
  6. L'indirizzamento degli ingressi avviene esattamente con la stessa metodologia usata per le uscite.

 



Nel video vediamo la fase di settaggio del simulatore e la sequenza di debug del software.

consegna al cliente del lavoro (e della fatturazione se in ambito aziendale e non didattico)

Prima della consegna dell'impianto automatico bisognerà accertarsi che le norme e le direttive vigenti siano rispettate. Riporto nel paragrafo successivo quanto è necessario controllare.

La fatturazione, norlmante curata dall'uffico amministrativo o dal commercialista della ditta installatrice deve riportare le partite IVA e i codici fiscali di entrambi le aziende coinvolte della compravendita e indicare il costo sia della mano d'opera per unità uraria e del costo al netto di IVA (oggi al 21% dell'imponibile).

L'iva, potrà non rientrare nel preventivato a meno che non sia stata esplitamente espressa condizione contraria in fase contrattuale.

Analisi delle normative vigenti

 Nelle righe seguenti ho raccolto delle informazioni di fonte internet che riguardano le normative e direttive europee vigenti. Dopo averci pensato su un ho deciso di riportarle così come le ho trovate al fine di evitare errori di interpretazione o malintesi.

Se deciderete di rielaborare la tesina per i vostri scopi didattici vi otrneranno molto utili, come saranno utili anche agli istallatori professionisti di queste automazioni reali.

Norme europee EN 12453 - EN 12445

36- E' obbligatorio rispettare le norme europee EN 12453 - EN 12445 ?
Come per la gran parte delle norme non sono strettamente obbligatorie. UNAC consiglia l'applicazione delle EN 12453 e EN 12445 in quanto consentono di dichiarare la presunzione di conformità alle Direttive Europee. Diversamente occorre la dimostrazione del rispetto dei requisiti delle Direttive.

37- Esistono delle sanzioni per chi non rispetta la norme?
Non esistono sanzioni per chi non rispetta le norme volontarie, ma ce ne sono per chi non rispetta le Direttive Europee.

38- Se la sicurezza della porta o del cancello motorizzato viene ottenuta mediante la limitazione delle forze operative, la misurazione delle forze va eseguita in ogni installazione?
Sì. E' necessario verificare su ogni impianto le reali forze operative esistenti (che sono legate alla specificità dell'installazione stessa: peso, velocità, attriti, regolazioni, dispositivi di sicurezza, ecc.).

39- È sempre necessario procedere alla misurazione delle forze?
No. Non è necessario nel caso di installazioni azionate con comando a uomo presente o munite di dispositivi di sicurezza di tipo E che impediscono in ogni situazione il contatto con la porta in movimento.

40- Può il fabbricante degli attuatori fare le prove di forza su un cancello campione nelle condizioni di funzionamento più svantaggiose e dare all'installatore l'indicazione di come impostare i parametri, ad esempio nei manuali di installazione, esonerandolo dalla misurazione delle forze operative del cancello?
No; non essendo in grado di dimostrare che i risultati nelle proprie prove siano ripetibili in situ.
Vedere anche FAQ: 38.

41- Come viene sostenuto lo strumento durante le misurazioni delle forze?
La misura delle forze, nei diversi punti di misurazione, deve essere fatta in modo tale da non alterare i risultati della prova. Dovranno quindi essere usate delle prolunghe rigide aventi il diametro di contatto di almeno 80 mm, posizionate in modo rigido e in opposizione al movimento dell'anta.

42- E' necessario Il software per lo strumento misuratore della forza d'impatto?
La norma EN12445 prevede che lo strumento per la misura delle forze debba essere dotato di un plotter o registratore XY; inoltre la norma EN 12453, che stabilisce i limiti, prevede criteri di accettabilità piuttosto articolati, ad esempio sono ammessi dei picchi successivi al primo purché di valore decrescente. Tutto questo richiede la verifica del grafico della curva di forza.
Allo stato attuale ci risulta che nessuno strumento possa visualizzare direttamente il grafico.

43- Dove è possibile acquistare lo strumento per la misurazione delle forze?
Ad UNAC risulta che attualmente sia possibile acquistare lo strumento richiesto dalle norme europee presso (in ordine alfabetico):
- Drive Test GmbH (www.drivetest.de)
- GTE Industrieelektronik GmbH (www.gte.de) 
- Microtronics S.r.l. (www.microtronics.it)
- Normagate S.r.l. (www.normagate.com)
UNAC non fornisce alcuna garanzia sulla qualità dei produttori e relativi prodotti indicati

44- Il lampeggiante è richiesto dalle norme europee?
Le norme relative alla sicurezza in uso di porte e cancelli motorizzati non lo prescrivono come obbligatorio, ma rimandano il suo utilizzo alla valutazione dei rischi in installazione. UNAC ne raccomanda, comunque, il suo impiego.

45- L'arresto di emergenza è richiesto dalle norme europee?
No. La norma EN12553, al punto 5.2.2, dove richiama la norma EN60294-1, tende addirittura a sconsigliarlo, dichiarandolo "non applicabile". Ci possono essere comunque degli ambienti o situazioni di utilizzo in cui viene richiesto. In questo caso va fatta molta attenzione che l'arresto di emergenza non diminuisca la sicurezza dell'installazione perché disattiva tutte le sicurezze della macchina quando viene azionato.

46- Si deve applicare la Direttiva Bassa Tensione nell'installazione di un cancello automatico, se tutto l'impianto elettrico, (motori, bordi sensibili, fotocellule, lampeggiante, ecc.) è in bassissima tensione (24V), e per l'alimentazione dalla rete elettrica, il produttore dell'automatismo ha predisposto una spina da inserire nella presa?
Si, per la parte relativa alla presa se la tensione di questa presa è, ad esempio, a 230 V.

47- Se giudicati poco probabili, poco frequenti e poco rischiosi, è possibile non eseguire la protezione di alcuni rischi (vedi ad esempio i rischi [D] e [F] indicati nella Guida UNAC N.1 riferita ai cancelli scorrevoli)?
Sì, ma si devono avvisare gli utenti della porta/cancello automatico per iscritto nel manuale d'uso (o nel registro di manutenzione) e, ove possibile, applicare le opportune segnaletiche.

48- Quali sono i rischi residui?
I rischi residui sono quelli che, a seguito dell'analisi del prodotto (macchina) vengono valutati: poco probabili, poco frequenti e poco pericolosi, in relazione al funzionamento e ai costi necessari per la loro eliminazione o protezione.

49- Il bordo sensibile per la limitazione delle forze operative del cancello scorrevole deve essere installato sull'anta mobile, oppure può essere installato sulla battuta fissa di chiusura?
Lo scopo del bordo sensibile è ridurre la forza d'impatto tra l'anta in movimento e qualsiasi altro oggetto; che potrebbe essere anche un'automobile ferma. Ne consegue che il bordo deve essere montato sull'anta mobile. Eventuali altri bordi sulle parti fisse possono essere utili per ridurre altri rischi.

50- Il comando a uomo presente può essere attivato anche con vista da telecamera?
No, perché la telecamera non è considerabile essere in vicinanza della porta.

51- E' obbligatorio applicare al cancello la targhetta identificativa del prodotto?
Sì, in quanto richiesto dalla Direttiva Macchine.

52- Se il dispositivo di arresto di emergenza è attivato, è possibile comandare la porta in modalità ad uomo presente? Se un dispositivo di sicurezza che esegue lo stop della porta/cancello è attivato è possibile comandare la porta/cancello in modalità ad uomo presente?
No, nel caso di attivazione del dispositivo di arresto di emergenza. Va, comunque, verificato che l'installazione di un arresto di emergenza non diminuisca la sicurezza della porta.
Sì, nel caso di intervento del dispositivo di sicurezza; va fatta attenzione che vengano rispettate tutte le condizioni di "uomo presente" prescritte dalla norma EN 12453 (tra cui la posizione dei comandi in relazione alle visione della porta).

53- E' possibile avere un riavvio automatico dopo una interruzione di corrente?
Non è necessario che ci sia un'azione volontaria di ripristino dopo un arresto qualora sia verificata l'efficienza di tutte le protezioni per garantire la sicurezza.

54- Quante e dove bisogna posizionare le fotocellule perché il cancello sia a norma?
Occorre precisare che le fotocellule (dispositivo tipo D) non sono sempre obbligatorie, dipende dal "tipo di attivazione della porta", secondo quanto stabilito dal "prospetto 1" della norma EN 12453. Secondo questo prospetto le fotocellule vengono sempre impiegate in abbinamento al dispositivo C (mezzi di limitazione delle forze). Tutto ciò premesso, per stabilire la quantità di fotocellule occorre eseguire una "analisi dei rischi" presenti ed una valutazione se una fotocellula riduce il rischio.
Nel caso venga effettuata l'installazione di una fotocellula e laddove il cancello apre su area pubblica, anche se non viene precisato nelle norme, è solitamente preferibile installarla dal lato esterno (quello in area pubblica).Infine per valutare la posizione occorre considerare che per la verifica di funzionamento si utilizzano i parallelepipedi 700x300x200mm che dovranno oscurare il "raggio".

55- Le fotocellule ed i bordi sensibili che vengono venduti separatamente dagli attuatori, devono avere la dichiarazione CE di conformità per i componenti di sicurezza (ai sensi della Direttiva Macchine Allegato II-C)? A quali norme devono essere conformi?
I bordi sensibili (coste di sicurezza) usati per la limitazione delle forze di impatto della porta/cancello motorizzato devono rispettare i requisiti delle norme EN 12978 e devono avere la dichiarazione CE ai sensi della direttiva macchine secondo l'allegato II-C.
Le fotocellule usate per la rilevazione delle persone, non sono dispositivi di sicurezza e non ricadono nell'allegato IV della direttiva macchine. Vanno usate in aggiunta ai dispositivi per la limitazione delle forze operative, devono rispettare i requisiti delle norme EN 12453.

56- Che caratteristiche devono avere le fotocellule per porte/cancelli automatici? Le fotocellule "auto-allineanti" sono ammesse?
Le fotocellule (comprese quelle denominate "auto-allineanti") che hanno una funzione di rilevazione presenza aggiuntiva alla limitazione delle forze operative dell'anta, devono soddisfare i requisiti e le prove indicati nelle norme EN 12453 per questo tipo di dispositivi (tipo D).

57- Le fotocellule, non essendo dispositivi di sicurezza, possono essere non "sicure al guasto"?
Per la fotocellula (rilevatore di presenza tipo D) non è prescritto alcuna categoria minima in relazione alla sicurezza ai guasti. E' comunque prescritta una verifica periodica del dispositivo ad intervalli inferiori a 6 mesi.

58- Le fotocellule con catarifrangente sono a norme?
Alcuni dispositivi presenti sul mercato utilizzano dei catarifrangenti polarizzati e quindi sono in grado di superare la prova prevista dalla norma EN 12445 con il parallelepipedo 70x30x20 cm che ha una superficie riflettente.

59- I radar a infrarossi possono essere considerati dispositivi di sicurezza?
Le norme non prescrivono quale tecnologia utilizzare per i dispositivi di sicurezza. Devono comunque rispettare i requisiti definiti dalle norme in base alla funzione svolta dal dispositivo (tipo C; D o E).

60- I bordi sensibili via radio sono a norma?
Se il bordo sensibile è utilizzato come dispositivo tipo C occorre verificare che la categoria dichiarata corrisponda a quella richiesta. Vedere anche FAQ: 55 e 59

61- Sono previsti dei controlli alle installazioni di porte/cancelli automatici da parte delle autorità?
In tutti gli ambienti soggetti al D. Lgs. 626/94 le autorità competenti hanno la facoltà di effettuare controlli. In generale in tutti gli ambienti, nei casi di motivata richiesta, le autorità competenti hanno comunque la facoltà di intervenire.

62- Come si deve comportare l'installatore nel momento in cui è chiamato a riparare un cancello esistente messo in funzione prima dell'entrata in vigore delle norme europee?
Può effettuare la riparazione senza l'obbligo di adeguare l'impianto alle nuove norme.
E' comunque consigliabile proporre al proprietario del cancello motorizzato l'adeguamento dell'impianto alle più recenti norme europee.
Nel caso l'impianto non risponda ai requisiti di sicurezza e salute dettati dalla Direttiva Macchine in base allo stato dell'arte riferito alla data di installazione del cancello, la riparazione può avere luogo solo dopo l'adeguamento dell'impianto alla Direttiva Macchine ed alle norme attualmente vigenti.
Vedere anche FAQ: 12, 13 e 14.

63-Come ci si deve comportare nella manutenzione di vecchi impianti in cui si usano ancora i telecomandi a 300MHz?
I vecchi telecomandi a 300MHz non possono più essere usati da diversi anni. Anche se ancora funzionanti devono essere sostituiti con prodotti conformi alle nuove disposizioni di legge.

64- Se non c'è un contratto di manutenzione, chi è il responsabile della porta/cancello automatico?
Il costruttore del cancello motorizzato è responsabile della conformità del prodotto alle Direttive europee. Chi effettua la manutenzione è responsabile del proprio lavoro come stabilito nel contratto di manutenzione e secondo le indicazione del costruttore. Se, contrariamente a quanto stabilito dal costruttore, non viene fatta manutenzione, il proprietario e/o il conduttore del cancello risponde degli eventuali danni causati da malfunzionamento (sempre che quanto successo non sia riconducibile a un difetto d'origine o di installazione).

Vediamo delle utili informazioni tratte da un blog di fonte internet che riguardano l'istallazione delle coste pneumatiche.
"$partaco" <EMAIL REMOVED> ha scritto nel messaggio
news:EMAIL REMOVED

c'è qualcuno che sa darmi indicazioni circa le coste pneumatiche dei
cancelli automatici?



La normativa in vigore ( UNI 8612 - Cancelli e portoni motorizzati -
Criteri costruttivi e dispositivi di protezione contro gli infortuni),
prescrive che che contro il pericolo di schiacciamento e/o convogliamennto
può essere adottato in alternativa :
1) - installazione di almeno 2 dispositivi da scegliere tra : costola o
bordo sensibile che provochi l' arresto dell' anta, barriera
fotoelettrica, limitatore di coppia al motore.
2) - installazione di costola sensibile con intervento su un contatto
a distacco obbligato inserito direttamente sull' alimentazione del
motore.
Entrambi i sistemi devono essere integrati da lampeggiante.
Per i cancelli installati in ambiente industriale che non danno su pubblica
via i dispositivi di cui al punto 1) possono anche essere uno solo anzichè
due.
Ci sono ovviamente ulteriori normative di sicurezza, dipendenti dal tipo
di cancello e dalla sua installazione, ma ho risposto alla tua domanda che
era specifica sulle coste pneumatiche.
 

Analisi dei rischi (normative e direttive). 

Come per il precedente capoverso, ritengo inutile in questo articolo eseguire un "riporto" personalizzato degli argomenti che riguardano l'analisi dei rischi dato che questo comporterebbe sicuramente il trascurare o il distorcere alcune delle numerose informazioni che si deve obbligatoriamente conoscere prima di procedere allo sviluppo e all'installazione di automazioni reali di questo tipo.

Riporto solo l'elenco dei rischi da ponderare e rimando poi all'approfondita lettura del file allegato scaricabile dal link sottostante.

I rischi dovuti alla presenza di un'anta scorrevole sono:

Nell'mmagine successiva vediamo un riassuntivo delle situazione e poi si rimanda al download del file pdf e alla approfondita lettura per rilevare le soluzioni dei vari casi.

  Downaload file "ANALISI DEI RISCHI CANCELLO AUTOMATICO".

Dichiarazione di conformità esempio installazione sicurezze.

Il prossimo file contiene un esempio di dichiaraziione di conformità che obbligatoriamente deve essere rilasciata dall'installatore o costruttore. Come il file precedente è di fonte internet e viene semplicemente riportato cosi come trovato al fine di evitare di introdurre malcomprensioni e ambiguità.

Per lo svolgimento ottimale della tesina è bene studiarne in maniera approfondita il contenuto.

Download esempio "dichiarazione conformità e esempio installazione fotocellule di sicurezza".

Coste pneumatiche e coste ottiche.

Dai prossimi link scarica e studia (per sviluppare la tua tesina) la documentazione relativa a prodotti commerciali inerenti coste ottiche e pneumatiche di sicurezza.

La lettura di questa documentazione di fonte internet è essenziale per la comprensione della funzionalità e delle norme associate.

Download documentazione "installazione della costa ottica".

download documentazione aggiuntiva su modelli di coste pneumatiche e suggerimenti istallazione -> scarica file .

Ulteriore documentazione -> scarica. 

Con questo la tesina e' finita

Un saluto a tutti

Marco Visentini.

 

Appendice all'articolo (a cura di Marco Gottardo)

Bozza del programma in C per PIC16 Micro-Gt mini.

Per questioni "etiche" si e' deciso non fornire il programma in C16 per il compilatore Hitech in versione completa ma solo una bozza. Questo al fine di evitare che le tesine che verranno sviluppate in giro per gli istituti italiani non si riducano a un volgare copia incolla, ma ci sia una sorta di "costrinzione" allo studio e alla programmazione di propria testa per gli stundenti che si cimenteranno.

Viene sviluppata la questione fondamentale, ovvero la gestione dell'interrupt su scadere di TMR0 che permette il lampeggio della segnalazione "organi meccanici in movimento" contemporaneamente alla gestione di marcia avanti (apertura del cancello).

La bozza puo' essere completata sulla traccia della conversione ladder->C proposta a meta' del presente articolo.

Sara' sicuramente un proficuo esercizio di programmazione.

Buono studio a tutti

Marco Gottardo as ad.noctis

 

download bozza hitech C16 per PIC16F87x -> Tesina cancello a scorrimento.

 

  This opera "Let's GO PIC20!!! Tesina cancello automatico a scorrimento" is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 3.0 Italy License

 

 

Concorso vinci il PCB della Micro-GT

Sul link seguente troverai le condizioni per concorrere alla vicinta el circuito stampato della Micro-GT presentata in questo articolo.

Leggi attentamente le condizioni per partecipare e riceverai via posta il tuo esemplare.

http://www.gtronic.it/energiaingioco/it/scienza/vinci_Micro-GT.html

Per gli utenti che volessero recarsi in visita a Padova, visitate il sito di jenny tramite il link sottostante.

http://www.bb-yewilliam.it/

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